Il 10 ottobre 2025, presso la sede di Pagnacco dell’Azienda agraria universitaria “Antonio Servadei”, si è svolta la visita guidata al nuovo impianto di acquacoltura a sistema di ricircolo (RAS), realizzato nell’ambito del progetto Interreg Italia–Slovenia Circular Rainbow, coordinato dall’Università di Udine. All’evento hanno partecipato circa 60 persone, tra studenti, operatori del settore, ricercatori e rappresentanti istituzionali. L’iniziativa ha offerto l’occasione di conoscere da vicino una delle strutture sperimentali più innovative del Triveneto, esempio concreto di come la ricerca universitaria possa tradursi in soluzioni sostenibili e circolari per l’acquacoltura del futuro.
Un impianto unico nel suo genere
L'aggiornamento del precedente impianto, realizzato con un investimento di circa 80.000 euro, è stato dotato di 12 vasche in vetroresina collegate a un sistema di ricircolo dell’acqua con filtrazione meccanica e biologica, termoregolazione e sterilizzazione a raggi UV, per una capacità complessiva di 9 metri cubi e una portata massima di 210 chilogrammi di trote.
Ogni vasca è dotata di mangiatoie automatiche, illuminazione LED e sonde digitali per il monitoraggio in continuo dei parametri chimico-fisici dell’acqua, rendendo l’impianto un laboratorio didattico e di ricerca perfettamente integrato con le più recenti tecnologie IoT applicate all’acquacoltura.
Un modello di economia circolare
L’impianto rappresenta un vero esempio di economia circolare applicata all’acquacoltura: i reflui e i fanghi prodotti sono studiati per essere valorizzati attraverso processi di digestione anaerobica per la produzione di biogas e con innovative bioconversioni tramite insetti, che generano nuove biomasse utili per altre filiere agro-industriali. Questa integrazione consentirà di ridurre al minimo gli sprechi, migliorare la sostenibilità energetica e promuovere modelli produttivi a basso impatto ambientale, in linea con gli obiettivi del progetto Circular Rainbow.
Collaborazione transfrontaliera e ricerca
Il progetto Circular Rainbow, finanziato dal Programma Interreg VI-A Italia–Slovenia, mira a sostenere il settore della troticoltura attraverso l’uso di sistemi RAS digitalizzati, capaci di ottimizzare l’uso dell’acqua e valorizzare i sottoprodotti.
L’impianto di Pagnacco sarà al centro delle attività sperimentali e di formazione, fornendo dati scientifici fondamentali per valutare il benessere dei pesci, l’efficienza dei sistemi e le opportunità di transizione verso una troticoltura sostenibile e resiliente.
Una rete di competenze
La gestione quotidiana e il monitoraggio dell’impianto sono curati dai tecnici Diego Capraro e Margherita Cuzzit e da Davide Paolin, giovane assegnista di ricerca dell’Ateneo friulano, sotto la supervisione scientifica di Gloriana Cardinaletti. Il team è supportato da Alessandro Chiumenti per gli aspetti tecnico-ingegneristici, Francesca Tulli per la valorizzazione dei reflui e Giovanni Cortella e Michele Libralato per il monitoraggio energetico. Durante la visita guidata, i partecipanti hanno potuto dialogare con il gruppo di ricerca e conoscere le fasi di sviluppo del progetto, che integra competenze accademiche, innovazione tecnologica e cooperazione transfrontaliera con la Slovenia.
Dichiarazioni e prospettive
Nel corso dell’evento, i rappresentanti dell’Ateneo hanno sottolineato il valore strategico dell’impianto. Per Francesco Pitassio, delegato alla ricerca dell’Università di Udine, «questo impianto e il progetto europeo Circular Rainbow rappresentano un esempio concreto di sostenibilità nell’approvvigionamento alimentare ed energetico, unendo formazione, ricerca e innovazione».
Il direttore del Dipartimento, Edi Piasentier, ha evidenziato come «la collaborazione transfrontaliera permetta di integrare competenze scientifiche e presenza territoriale, coinvolgendo operatori e imprese del settore».
Il direttore dell’Azienda agraria, Guido Fellet, ha rimarcato che «la realizzazione dell’impianto è motivo di orgoglio per il Dipartimento e testimonia la dedizione e la competenza del personale tecnico e scientifico coinvolto».
Infine, la responsabile scientifica del progetto, Gloriana Cardinaletti, ha ricordato che «l’impianto rappresenta un esempio tangibile di come l’acquacoltura possa integrarsi con altre filiere agroindustriali, rafforzando la competitività del settore».
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