Nella viticoltura cerchiamo costantemente modi per migliorare la produzione. Con la conoscenza sosteniamo una resa maggiore e di qualità superiore. Le nuove tecnologie contribuiscono significativamente a questo obiettivo, poiché semplificano le operazioni, ne migliorano la precisione e riducono i costi. Inoltre, permettono una reazione più rapida a determinati eventi e interventi più mirati. I droni, o aeromobili a pilotaggio remoto, rappresentano una di queste tecnologie emergenti, con un grande potenziale di diffusione nel settore vitivinicolo.
Viticoltura di precisione per decisioni migliori
Oggi si presta molta attenzione alla viticoltura di precisione. L’obiettivo è quello di utilizzare la tecnologia e i metodi analitici per consentire decisioni più efficaci sugli interventi da attuare nei vigneti. Disporre di queste informazioni consente ai viticoltori una distribuzione più efficiente delle risorse disponibili e tempi di reazione più rapidi di fronte a vari fenomeni. La raccolta di questi dati può avvenire a terra tramite diversi sensori, fissi o mobili. Tuttavia, anche in questo modo, il monitoraggio di superfici estese può essere limitato da vincoli spaziali, temporali ed economici. Nei vigneti, infatti, si parla di ampie superfici con migliaia di ceppi per ettaro, e un controllo fisico completo è difficilmente realizzabile. Una possibile soluzione a questo problema sono i droni dotati di diverse tipologie di fotocamere, che permettono di acquisire enormi quantità di dati dall’alto in pochi minuti, mentre un operatore umano impiegherebbe ore.
Droni – gli occhi del viticoltore dal cielo
Per la raccolta dei dati vengono utilizzate fotocamere termiche, multispettrali e iperspettrali. Ognuna di esse rileva dati in diverse bande dello spettro elettromagnetico, consentendo di vedere ciò che è invisibile all’occhio umano. In base alla precisione desiderata dei dati, si può scegliere un’altezza di volo diversa sopra i vigneti. Gli studi dimostrano che l’altezza ottimale si aggira solitamente tra i 25 e i 50 metri da terra. I dati raccolti vengono poi utilizzati per creare immagini che riflettono le proprietà spettrali dei ceppi. La vite, come le altre piante, risponde a diversi stimoli ambientali, con reazioni fisiologiche (ad es. aumento della temperatura delle foglie) o metaboliche (ad es. variazione della concentrazione di un metabolita). Questi cambiamenti si manifestano in specifiche bande dello spettro che possono essere rilevate solo con le fotocamere menzionate. In questo modo è possibile individuare differenze tra i ceppi che indicano variazioni nello stato della pianta.
Attualmente questi dati, da soli, non forniscono ancora un'informazione diretta, perché la loro interpretazione deve essere adattata alle caratteristiche del sito osservato. Per dare loro significato, devono essere calibrati con dati raccolti a terra e relativi a parametri fisiologici noti e consolidati, che aiutano a interpretare lo stato della vite. Per ricavare informazioni più concrete da questi dati, sono stati sviluppati – e sono in continua evoluzione – vari indici e modelli in grado di spiegare direttamente le condizioni della vite sulla base dei dati acquisiti dalle fotocamere. Naturalmente, affinché questi strumenti siano davvero utili, è necessario ancora molto lavoro di ricerca, anche se spesso si comunica come se la tecnologia fosse già del tutto matura.
Il progetto AI-GRAPE – innovazione per la protezione della vite
Utilizzeremo droni per raccogliere dati sullo stato dei vigneti e li combineremo con informazioni rilevanti ottenute da terra e con dati meteorologici, al fine di sviluppare un modello in grado di prevedere un aumento della probabilità di comparsa di tre insetti dannosi per la vite: la cicalina americana, la tignoletta della vite e la tignola rigata. Il modello sarà di supporto per decisioni più efficaci nell’attuazione delle misure di protezione, apportando benefici economici ai viticoltori e riducendo al contempo l’impatto ambientale dei prodotti fitosanitari, grazie a una maggiore precisione nella tempistica e localizzazione degli interventi.
Naturalmente, durante il progetto emergono varie domande. Questi parassiti causano diversi tipi di danni: la cicalina americana trasmette una fitoplasmosi, responsabile della flavescenza dorata – una malattia incurabile che porta alla morte della pianta. Le due tignole, invece, causano danni fisici ai fiori e successivamente ai grappoli. Nel primo caso, si tratta di una reazione che coinvolge l’intera pianta, mentre nel secondo caso si tratta di un danno puntuale, che potrebbe non riflettersi a livello dell’intera pianta. Come accennato, le fotocamere possono rilevare l’intensità di specifiche risposte spettrali, ma tali variazioni sono visibili solo se interessano una superficie sufficientemente ampia. Ci si chiede, quindi, se sia davvero possibile rilevare i danni puntuali causati dalle tignole tramite queste tecnologie.
Il futuro della tecnologia nella viticoltura
Naturalmente siamo solo all’inizio. Questa tecnologia è, almeno per ora, ancora poco accessibile ai viticoltori medi a causa dei costi. Attualmente è quindi utilizzata principalmente in ambito di ricerca o da grandi aziende vitivinicole con maggiori risorse finanziarie. Tuttavia, è probabile che si sviluppi rapidamente e diventi più accessibile, grazie al suo straordinario potenziale. È prevedibile che in un futuro prossimo verranno sviluppati droni, fotocamere e software sempre più avanzati e convenienti, rendendoli disponibili a un numero crescente di viticoltori, e permettendo così una raccolta dati ancora più precisa ed efficiente nei vigneti.